Da Oriente a Occidente, in tutto il mondo, l’era moderna ci restituisce un panorama eterogeneo di culture, tradizioni e abitudini accomunate però da un denominatore – se vogliamo – squisitamente commerciale: l’utilizzo di beni e servizi.

Non si tratta di puntare il dito sul consumismo o fare leva su facili riflessioni legate al valore dei beni materiali etc.

Si tratta piuttosto di una valutazione di natura meramente pratica: prendendo ad esempio il solo settore alimentare, recenti stime attestano la produzione mondiale di cibo alla cifra vertiginosa di 3,9 miliardi di tonnellate annui circa, e parlando soltanto di alimenti destinati per il consumo umano ovviamente.

Se riflettiamo per un attimo sulle cifre di riferimento demografico, che al momento ci restituiscono un “conto numerico” di circa 8 miliardi di abitanti in tutto il mondo, ricaviamo facilmente una proporzione altrettanto impressionante: la produzione di cibo annuale ci riguarda personalmente nella misura di mezza tonnellata per persona. Se infine teniamo conto del fatto che l’occidente mondiale, che costituisce circa un terzo della popolazione globale, è destinatario del 77% di tutto il cibo prodotto nel mondo, arriviamo a conclusioni ben più ampie e che generano numerosi spunti di riflessione.

La prima, logica, è il totale dislivello tra i target: due terzi dei consumatori – potenziali clienti dell’industria alimentare – sono candidati alla fruizione del 23% dell’offerta, mentre i restanti (noi) si raffrontano ogni giorno con una misura di proposta enormemente superiore alle esigenze.

I tratta del classico “paradosso dello scaffale”: immagina un consumatore medio di fronte allo scaffale di un supermercato nel settore, per esempio, della pasta. Il suo scopo sarà acquistare un pacco di pasta per preparare la cena della sera per quattro persone. Per farlo, potrà scegliere fra centinaia di scatole divise per marca, tipo, ingredienti, cottura e produzione. Ma lui dovrà comunque soltanto selezionare un singolo pacco di pasta. La seconda conclusione è di tipo biologico: il fabbisogno alimentare medio di un individuo adulto è convenzionalmente accertato a 2.000 Kcal giornaliere circa. La misurazione DES, che identifica in pratica il cibo disponibile quotidianamente per un adulto medio è attualmente pari a 2.868 Kcal/cap/day, con un incremento del 20% negli ultimi cinquant’anni.

Stime simili riguardano tutti i settori legati a un utilizzo specifico da parte dei consumatori. Ciò significa che tanto il settore FOOD quanto il NO-FOOD fanno fatica a tenere il passo con i bisogni di consumatori sempre più esigenti, informati e sospettosi.
Il mercato globale ogni giorno diventa trincea, all’interno della quale schiere di competitor cercano di dare risalto al proprio prodotto. A vincere – spesso – non è il brand migliore, ma quello più bravo a comunicare.

C’è una soluzione chiara, un’iniezione di fiducia nella mente dei consumatori e una via d’uscita per le aziende dall’impasse della “guerra dei prezzi”. Per farlo, sono necessari tre ingredienti: un prodotto valido, un’azienda virtuosa e un’idea rivoluzionaria.
Questo blog nasce con l’intento di diffondere informazioni chiare sul mondo dei beni e dei servizi, notizie frutto del lavoro del Salvagente, rivista da quasi trent’anni al fianco dei consumatori e delle aziende virtuose nonché leader nei test di laboratorio contro le truffe ai consumatori.

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La Certificazione ZEROTRUFFE del Salvagente, che potrai conoscere attraverso le pagine di questo portale e CLICCANDO QUI per ottenere ulteriori informazioni, è oggi il primo vero anello di congiunzione di cui possono beneficiare tanto i consumatori che le aziende.

I primi sanno di trovare nel bollino di Certificazione un manifesto di sicurezza rispetto al prodotto che acquistano. I secondi, la componente industriale della catena, hanno la possibilità di usufruire di uno strumento di marketing ineguagliabile: un ente esterno, leader nei test, che CERTIFICA, di fatto, che il loro prodotto è senza ombra di dubbio un prodotto

ZERO TRUFFE.

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