Quella che ti racconterò oggi è una storia incredibile, una lettera arrivata in redazione qualche giorno fa. Di seguito leggerai il contenuto INTEGRALE e ORIGINALE così come l’ho letto anche io, non voglio alterare in nessun modo l’impressione che ti farai di ciò che stai per scoprire.

“Gentili Signori della redazione de “Il Salvagente”,

Mi chiamo Massimo, ho 54 anni e vengo da Genova.

Vi scrivo perché ci tengo a raccontarvi la mia storia. Cercherò di essere breve, anche perché mia moglie ha provato a dissuadermi più volte dallo scrivere questa lettera (secondo lei non avrete nemmeno tempo di leggerla), aggiungendo che – se proprio dovevo scriverla – quantomeno avrei dovuto sforzarmi ad essere breve e conciso.

Ecco, il mio problema è esattamente questo. Io breve e conciso non lo sono mai stato. Mai.
Tenete conto che quando mi sono sposato ho chiesto all’officiante di leggere un testo che avevo preparato di mio pugno. Impiegai circa 30 minuti per leggerlo tutto. Mia moglie mi guardava malissimo, gli invitati davano segni di insofferenza, qualcuno si era anche addormentato. Facemmo un ritardo cronico al ristorante, per il pranzo di nozze, e il proprietario voleva farci pagare un sovrapprezzo.
Insomma, un dramma.  

Questo mio essere prolisso mi crea un sacco di problemi, anche a lavoro. Io di mestiere faccio il commerciante (ho un negozio di ferramenta) e quando entra un cliente per cercare un attrezzo o un componente mi piace capire esattamente cosa deve farci, dargli la mia opinione, spiegargli dove vengono costruiti gli oggetti che compra.

Non posso farci niente, a me la vita piace descriverla. I miei dipendenti mi hanno fatto notare più volte che molti clienti cominciano a rivolgersi deliberatamente a loro, anziché a me, perché non hanno mezza giornata a disposizione da perdere.

E non posso dargli torto.

Il bello è che sono così con tutti, e soprattutto con tutto. Ogni oggetto ha una storia, un mondo intero da raccontare, e io potrei parlare per ore (con chiunque) di tutto ciò che ho in casa: dagli oggetti comprati durante i viaggi alle foto, alle vecchie videocassette fino addirittura ai documenti.

I documenti.

Ecco, dovete sapere che una delle conseguenze di noi “nostalgici della parola” è quella di diventare una sorta di accumulatori.
Non so perché, e non so nemmeno quale sia veramente il nesso fra una persona prolissa e una che non riesce a buttare via nulla. Probabilmente di base c’è quell’esigenza di non “lasciar andare” qualcosa, che si tratti di una frase in più per spiegare un concetto o di un vecchio estratto conto della banca.

Probabilmente è questo, non lo so. Fatto sta che, come dicevo, dentro casa mia regna un immenso riflesso della mia personalità, che in altre parole significa: pile e pile e pile di carte di ogni genere che non ho MAI buttato da non so quanti anni.

Vi chiederete di quali carte io stia parlando. Semplice: tutte. Dal diploma del liceo alle analisi del sangue del 1994, dalla comunicazione pubblicitaria di una finanziaria privata alle ricevute di pagamento, agli scontrini, alle multe, agli appunti!

Il mio ripostiglio non è più un luogo dove raccogliere cose da tenere da parte, è un mausoleo. Un inno all’inutilità, la cui unica funzione è permettere a mia moglie di incenerirmi con lo sguardo ogni volta che prova (senza risultato) cercare uno spazietto per riporvi qualcosa dentro.

Non è colpa mia, non posso farci niente. Voi ve la sentireste di buttare documenti personali, pagamenti fatti e quant’altro?

Ok sicuramente in parte ho le mie responsabilità, ma diciamocela tutta: non sono neanche aiutato.

Mi piace andare su internet, ma ci fosse un solo sito che ti dice quali sono i documenti da tenere, quelli da buttare, dopo quanto tempo puoi svuotare la cantina dalle cartacce che conservi da trent’anni, quali sono invece i documenti che non devi buttare mai etc.

Per me questa “confusione burocratica” è stato un bell’alibi, lo ammetto. Mi ha permesso di non prendere mai di petto la questione per anni, e respingere tutti gli attacchi di mia moglie (che ha spesso minacciato cose tipo “o butti un po’ di roba o me ne vado”) esponendo semplicemente le mie perplessità:

“Ma cara, io vorrei, te lo giuro. Ma se poi ci arrivano quelle cartelle pazze che vediamo al tg? Se ci perdiamo una prova di pagamento? Se il medico volesse vedere lo storico delle analisi? Se gli scontrini valgono anche dopo la garanzia?”

Aveva ragione lei, in linea di principio. Ma a questo tsunami di dubbi non sapeva come rispondere, poverina.
I dubbi erano reali, sia chiaro, ma a me faceva estremamente comodo.

Un bel pomeriggio però è successa una cosa, che poi è il motivo per cui vi sto scrivendo in questo momento.

Ero seduto sulla poltrona a guardare un film, che tuttavia non mi aveva coinvolto più di tanto, al punto che stavo quasi per addormentarsi.
Quando le palpebre erano sul punto di chiudersi e riaprirsi solo dopo ALMENO una mezzora, ho sentito qualcosa arrivare dritto sulla mia pancia.

Mi sono risvegliato all’improvviso, guardandomi prima di tutto intorno. Poco dopo ho realizzato che proprio lì, sulla pancia, avevo un piccolo libricino e proprio lì, accanto a me in piedi, avevo mia moglie che me l’aveva tirato. Sempre con immenso amore.

Ho preso gli occhiali e dato un’occhiata al titolo: “Sopravvivere alla burocrazia”, realizzato proprio da voi.

“Leggilo”, aggiungeva intanto la mia amata consorte, con quello sguardo che solo la maestra di matematica quando non hai studiato sa regalarti.

Ed è questo che ho fatto: l’ho letto. Ormai il sonno era passato, il film era finito e a me leggere piace.
Inizialmente avevo preso la lettura alla leggera, pensavo più che altro fosse un rimando pubblicitario ad acquistare chissà cosa, in realtà scorrendo le pagine mi sono reso conto sempre di più che dentro quella guida c’era la soluzione a qualsiasi mio problema.

Con “Sopravvivere alla burocrazia” ho scoperto che, per anni, mi sono fatto fregare dal caos burocratico italiano. Mi sono reso conto che la cosa mi aveva impigrito, confuso, allineato a un sistema che mi voleva esattamente così: disordinato e pieno di scartoffie in casa. O, quantomeno, non aveva alcun interesse a insegnarmi altre strade.

È come se dentro di me si fosse smosso qualcosa, “Sopravvivere alla burocrazia” non mi ha solo chiarito IN DUE PAROLE cosa è necessario conservare in casa, quali documenti poter buttare ed esattamente dopo quanti anni. Mi ha anche dato una motivazione per farla, quella rivoluzione in ripostiglio.

Il concetto è semplice: più accumuli, più sbagli. Rischi molto di più di perdere i documenti importanti in mezzo a tonnellate di carta, che tenendone poche e riposte in appositi cassetti. Se perdi un documento importante, è molto facile che tu incorra in una multa. Se non hai catalogato con esattezza i tuoi documenti, è molto facile che tu incorra in una multa. Se non butti mai nulla, è ovvio che ti sentirai scoraggiato anche solo ad affrontarla, quella montagna di carta, qualora dovesse servirti una prova di pagamento da presentare all’agenzia delle entrate.

E ti beccheresti una multa.

Grazie alla guida ho scoperto la lista ESATTA dei documenti da tenere in casa, divisi per data di scadenza oltre la quale posso anche buttarli.
Senza contare, dettaglio non da poco, che all’interno del libretto sono presenti anche tutta una serie di informazioni utili sul rinnovo o il primo rilascio del passaporto, della patente, della carta d’identità (compresi i costi delle marche da bollo, come e dove risparmiare e di cosa munirsi prima di fare file interminabili allo sportello informazioni del municipio).

Insomma, mi si è aperto un mondo.

Ed è per questo che devo ringraziarvi, cari amici del Salvagente. Domenica prossima svuoto il ripostiglio e la cantina. Ormai è deciso.
Probabilmente non smetterò mai di essere prolisso, come potete vedere da questa lettera, ma sicuramente smetterò di essere un cittadino inconsapevole in balia di una burocrazia polverosa e confusionaria.

Ps: tante grazie anche da mia moglie, dice che le avete regalato una stanza in più in casa senza nemmeno essere architetti.

Si lo so, mia moglie è uno spasso.Saluti cordiali
Massimo B.”

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